“A Carnevale ogni scherzo vale” ok, ma non quando si parla di cibo! 😉
Il collegamento tra Carnevale e cibo è immediato: carnevale è il periodo della gioia, dell’abbondanza, della sfrenatezza, degli scherzi e … delle grandi mangiate!
L’ipotesi più probabile del nome Carnevale deriva dall’espressione latina ‘carnem levare‘ cioè ‘levare la carne‘ che in periodo di quaresima non era concessa ai cattolici.
Il Carnevale non ha date fisse ma variabili, perché collegate alla Pasqua. La Pasqua cade la domenica dopo il primo plenilunio di primavera ed è preceduta da quaranta giorni di Quaresima; il Carnevale inizia la prima delle nove domeniche precedenti la Pasqua e finisce il giorno prima dell’inizio della Quaresima.
Nei paesi che lo celebrano, il Carnevale raggiunge il vertice dei festeggiamenti nell’ultima settimana prima della quaresima; questa settimana inizia con il “giovedì grasso” e finisce il martedì seguente, detto “martedì grasso“.
Il giorno successivo, il “mercoledì delle Ceneri“, è l’inizio della Quaresima: 40 giorni per prepararsi spiritualmente alla festa cattolica più importante dell’anno, la Pasqua.
Il martedì grasso concludeva così il Carnevale, ed era consuetudine mangiare, per un’ultima volta, cibi gustosi e succulenti prima delle privazioni quaresimali. Non solo carne, ma anche dolci tipici del periodo, detti ‘grassi‘ perché ricchi e spesso anche fritti, presenti nelle ricette di carnevale di ogni famiglia.
Il Carnevale di oggi infatti è un’usanza dei paesi di tradizione cattolica, ma le sue origini risalgono all’epoca pre-cristiana e pagana ed ai suoi riti propiziatori.
I primi due mesi dell’anno erano infatti il periodo per invocare il favore degli dei e della terra. Proprio quando la terra cominciava a risvegliarsi dal lungo inverno, si cercava protezione divina per i futuri raccolti.
Sia greci che romani celebravano questi rituali, ad esempio con i “Saturnali” ed il “giorno dei folli”, in cui lo schiavo diveniva ‘padrone per un giorno‘ e il padrone doveva servirlo; in Mesopotamia invece deponevano per finta il re; in genere tutti si facevano beffe di tutto e … di tutti! “Semel in anno licet insanire” cioè ‘una volta l’anno è lecito far pazzie‘ si diceva…
Anche il Carnevale del Medioevo si caratterizzava per un divertimento estremo, quasi pazzo, e per i tanti scherzi e le grandi mangiate.
Nei secoli del Rinascimento, a Firenze, i Medici organizzavano sfilate di carri chiamate “trionfi“, con grandi mascherate, balli e feste opulente.
Ciascuno era libero di cambiare ‘identità’, usando le maschere e dimenticando, per un giorno, il proprio stato sociale.
“Quant’è bella giovinezza, / che si fugge tuttavia! / chi vuol esser lieto, sia: / di doman non c’è certezza“. Iniziano così i ‘Canti Carnascialeschi‘ scritto proprio da Lorenzo de’ Medici per il Carnevale del 1490.
In tempi più vicini a noi, gennaio e febbraio, mesi dediti alla preparazione dei campi, erano anche dedicati alla macellazione dei suini. Si aveva una grande abbondanza di carne, che veniva messa a stagionare, ma poi restavano le parti meno nobili o di ‘scarto’, soprattutto il grasso. Senza sistemi di conservazione si doveva trovare il modo per consumarle velocemente, altrimenti si sarebbero deteriorate.
E allora giù a friggere: si friggevano le interiora, i ciccioli, il sanguinaccio e poi … i dolci.
Dolci semplici (farina acqua, uova) ma che, fritti e zuccherati, appagavano, a basso costo, la moltitudine radunata.
Per le ricette di carnevale ogni regione ha le sue, ad esempio le chiacchiere: in Toscana le chiamiamo cenci, che diventano sfrappole, bugie, crostoli, galani, frappe a seconda del posto.
Ma sono sempre fatte di farina, acqua, uova, burro e zucchero, stesi in sfoglie, fritti e zuccherati. Una festa per il palato!
Ci sono anche tanti altri dolci tipici che si cucinano per carnevale e noi vogliamo trascinarvi in cucina con le nostre ricette di Carnevale:
Buon appetito da HamiciInCucina.it